Agricoltura 4.0, viaggio nelle serre dove si coltiva fuori terra

Tratto da: https://www.corriere.it/pianeta2020/p2021-webrep-agricoltura-40-test/

Piante di basilico crescono all’interno di un fitotrone a moduli verticali presso l’azienda agricola Bio Extra Solum a Moncalieri

Da Mantova a L’Aquila, da Moncalieri a Roma, un fotoreporter ha trascorso 6 mesi percorrendo 3 mila chilometri per conoscere le piccole e grandi aziende protagoniste della rivoluzione verde… senza campi.

Un lavoro lungo 6 mesi e 3 mila chilometri. Su e giù per la penisola per andare a scoprire le eccellenze della nuova agricoltura italiana. È il reportage di Luigi Avantaggiato che trovate in questa pagina online di 7. Un lavoro iniziato per rispondere a una precisa domanda: si può coltivare dove c’è poca terra? Il racconto per immagini del fotoreporter, 38 anni, salentino ma romano d’adozione, indaga le principali realtà che oggi adottano metodologie di coltivazione “fuori suolo” per produrre cibo di altissima qualità in modo sostenibile.
Secondo la FAO, nel 2050 la popolazione mondiale supererà i 10 miliardi. Per colmare i bisogni alimentari di così tante persone si stima che saranno necessarie le risorse di due pianeti, a meno che non ci sia una radicale inversione di rotta dei modi di consumo del cibo e dei suoi metodi di produzione. Le tecniche di coltivazione attuali, inoltre, non saranno né sufficienti né sostenibili per questa nuova sfida, che vede invece i centri urbani, l’innovazione tecnologica e nuove forme di partecipazione attiva dei cittadini come gli agenti decisivi di un punto di svolta.

Lactuca sativa acquaponica

I cambiamenti climatici e la crescita della popolazione mondiale hanno messo a dura prova i sistemi produttivi estensivi su suolo, sempre più gravati da terreni esausti o inquinati. Nelle colture tradizionali, infatti, il terreno si trova spesso in condizioni agronomiche e fitosanitarie tali da non permettere più la coltivazione senza ingenti interventi agrochimici per fertilizzare, controllare i patogeni tellurici e le piante infestanti.

«I cambiamenti climatici e la crescita della popolazione mondiale hanno messo a dura prova i sistemi produttivi estensivi su suolo, sempre più gravati da terreni esausti o inquinati»

La ricerca di alternative ha portato negli ultimi anni a un grande sviluppo delle colture fuori suolo, ovvero tecniche di coltivazione quali idroponica, acquaponica e fattorie verticali dove la terra è sostituita da un substrato inerte o dall’acqua e dove l’orizzontalità del campo coltivato lascia il posto alla verticalità dei fitotroni. Nell’idroponica il suolo non è più parte attiva del sistema di produzione agricolo ma viene sostituito da substrati inerti o da supporti artificiali che ne svolgono la stessa funzione. Il rifornimento di acqua e sali minerali, indispensabili allo sviluppo della pianta, avviene attraverso la somministrazione di soluzioni nutritive valutate per le reali necessità delle colture, lungo tutto il ciclo produttivo.

Insalate pronte per la raccolta galleggiano all’interno di una serra idroponica a Ceresara (Mantova)

Le fattorie verticali sono coltivazioni idroponiche in ambienti o serre chiusi che si sviluppano in altezza su più livelli illuminati artificialmente, dove sono ricreate le migliori condizioni ambientali di crescita, o laboratori climatizzati e automatizzati da algoritmi di calcolo e reti di sensori in grado di gestire pienamente i protocolli cultivi della varietà di pianta in crescita.

Le fattorie verticali indoor fanno largo uso di sensoristica, di metodiche computerizzate di gestione e di Big Data. La distribuzione dei nutrienti e la scelta dei parametri luminosi viene gestita da algoritmi ottimizzati sulle specifiche esigenze della specie in coltura: la crescita delle piante è monitorata costantemente, senza agenti esterni e il contatto con l’operatore umano è ridotto al minimo se non del tutto assente. Nei fitotroni a moduli verticali le piante maturano in un clima diverso da quello dell’ambiente esterno, tinteggiate da una luce viola che riempie di colore ogni angolo della cella climatica.

Daniele, agronomo di 25 anni, nel suo laboratorio di ricerca presso l’azienda Cultipharm di Guidizzolo, Mantova

Lo spettro violaceo che illumina i germogli innesca e regola la fotosintesi, ma rappresenta anche il primo ingranaggio del complesso meccanismo della produzione agricola sostenibile poiché consente di trasformare ogni luogo chiuso o angolo buio in un potenziale spazio di coltivazione, o di ottimizzare le risorse in quelli già esistenti.

«L’illuminazione artificiale a led ha aperto la strada a nuove applicazioni e reca una serie di vantaggi in termini di produttività e di ottimizzazione dei processi»

Vittorio Gariglio
BIO EXTRA SOLUM, MONCALIERI

«L’illuminazione artificiale a led ha aperto la strada a nuove applicazioni e reca una serie di vantaggi in termini di produttività e di ottimizzazione dei processi. La nostra avventura è iniziata nel 2016 e abbiamo fatto molta ricerca ed esperienza sul campo per adattare questa tecnologia alla nostra realtà. Illuminazione, irrigazione, scelte varietali e molti altri accorgimenti sono stati sviluppati e raffinati negli anni. Criticità – come gli elevati consumi energetici, impiegati sia per l’illuminazione che per la gestione del clima – sono state risolte con un uso ibrido del vertical farming e con l’autoconsumo e l’acquisto di energia da fonti rinnovabili».

«L’obiettivo del nostro percorso è stato sempre quello di essere innovativi e sostenibili, perseguendo un aumento della produttività associata ad una maggiore etica». È la voce di Vittorio Gariglio dell’azienda Bio Extra Solum che da Moncalieri (TO) produce basilico biologico e altre colture anche grazie all’ausilio del vertical farming.

Nell’itticoltura associata alla coltura acquaponica, pesci e batteri producono nutrienti per la coltivazione delle piante.

Il risparmio di acqua rappresenta una delle conquiste maggiori delle tecniche di coltivazione fuori suolo: queste metodiche forniscono alle piante solo la quantità idrica necessaria al loro sviluppo, senza alcuna dispersione. In una serra acquaponica il paradigma del risparmio idrico assume una nuova declinazione e prende vita nelle vasche di allevamento, dove i pesci nuotano tra le radici dell’insalata cappuccina e del radicchio.

L’acquaponica è il risultato di una fusione tra un sistema idroponico e la riproduzione di un ecosistema naturale in cui pesci e batteri producono nutrienti per la coltivazione delle piante. In questo sistema elementi quali azoto e fosforo – derivanti sia dall’escrezione e deiezioni del pesce, sia dalla decomposizione del cibo non ingerito – possono essere assorbiti dalle radici delle piante che sono direttamente immerse nell’acqua.

una serra di coltivazione acquaponica presso l’azienda agricola The Circle a Roma

A pochi kilometri da Roma, presso The Circle, itticoltura e agricoltura si mescolano tra loro in 5000mq di serre dove colonie di pesci d’acqua dolce nutrono insalate che crescono in supporti verticali.

«Nel nostro impianto acquaponico – racconta Thomas Marino, tra i fondatori dell’azienda – riduciamo del 90% il consumo d’acqua rispetto l’agricoltura tradizionale e non utilizziamo fertilizzanti chimici producendo insalate ed erbe aromatiche di altissima qualità, senza alcun impatto sull’ambiente. Il nostro impianto di coltivazione fuori suolo ci consente di non avere i problemi legati ai terreni esausti o contaminati dove sono presenti la maggior parte degli inquinanti che inficiano la qualità del prodotto».

«Nel nostro impianto acquaponico riduciamo del 90% il consumo d’acqua rispetto l’agricoltura tradizionale e non utilizziamo fertilizzanti chimici»

Thomas Marino
THE CIRCLE, ROMA

Rispetto all’agricoltura convenzionale in campo aperto, le metodologie fuori suolo sono più produttive del 75%, riducono drasticamente i consumi idrici sino al 90% e rendono piante più sane e migliori da un punto di vista nutrizionale rispetto quelle coltivate in campo aperto, poiché non sono minacciate dalle intemperie metereologiche o dall’avvelenamento dei terreni. Gli ortaggi e le piante cresciuti in ambienti di coltivazione controllata sono in grado di sviluppare appieno il loro potenziale nutrizionale e gli alimenti vegetali risultano qualitativamente migliori, più ricchi di elementi e più sani: in un certo senso, vero cibo.

Piante di basilico crescono all’interno di un modulo verticale

Questa serie fotografica racconta alcuni esempi italiani di industrie, aziende agricole innovative e centri di ricerca istituzionali e privati che adottano tecniche sostenibili per produrre cibo e piante di altissima qualità. Il lavoro di queste aziende si fonda sui paradigmi dell’agricoltura 4.0 che prevede l’utilizzo armonico di diverse tecnologie finalizzate a migliorare la resa e la sostenibilità dell’attività agricola, la qualità produttiva e di trasformazione, le condizioni lavorative e l’impatto ambientale dell’intera filiera.

L’agricoltore della vertical farm

Tratto da: https://jobbusters.adecco.it/professioni/lagricoltore-della-vertical-farm/

Dopo anni di agricoltura intensiva, spesso a scapito di territori e biodiversità, oggi quando si parla di coltivazioni viene dato sempre più risalto al tema della sostenibilità. Ma, vista la crescente domanda mondiale, non è sempre facile abbinare alla produzione di massa il rispetto per la natura. L’ospite di oggi si chiama Vittorio Gariglio e ha fondato Bio Extra Solum, realtà con la quale è riuscito a proporre, grazie all’agricoltura verticale, un nuovo modo di coltivare in maniera efficiente, innovativa e, soprattutto, sostenibile.

Bio Extra Solum su “da Noi a Noi”

Tratto da: https://danoianoi.it/produttori/bio-extra-solum/

Bio Extra Solum è l’esempio perfetto di come dal connubio tra esperienza e innovazione possa nascere qualcosa di unico, quando tutto è frutto di una passione alla base davvero forte.

Nel 2011 la famiglia Gariglio, grazie alle conoscenze e alle competenze nell’ambito della coltura del basilico del signor Francesco, da vita a Bio Extra Solum. Anni dopo, subentra alla guida il figlio Vittorio che, unendo all’esperienza accumulata negli anni in azienda alle nozioni degli studi da architetto, sviluppa Bio Extra Solum applicando concetti avanguardistici dal profilo strutturale e tecnologico, riuscendo a trovare soluzioni innovative che ne aumentano il grado di energetico e idrico.

La scelta di produrre basilico in mazzetti e in vaso attraverso un sistema di cultura idroponica, infatti, ha permesso a Bio Extra Solum di riuscire a comminare il gusto e i sapori tipici delle migliore tradizione agricola a tecniche e tecnologie all’avanguardia che ne aumentano la sostenibilità.

Il passo successivo è avvenuto nel 2018 quando è stato progettato e realizzato l’impianto di vertical farming, il primo in Italia, che ha permesso a Bio Extra Solum di migliorare la produzione del basilico anche durante la stagione invernale. Il tutto, con un occhio di riguardo alla sostenibilità, in quanto producendo su più livelli si riesce a utilizzando minor suolo e si garantisce un risparmio idrico ancora maggiore rispetto alla cultura tradizionale.

Innova in azione – Innovazioni in campo agricolo

Tratto da: https://www.innovarurale.it/it/innovainazione/bancadati/vertical-farming

 

ORIGINE DELL’IDEA INNOVATIVA

L’innovazione proposta è quella di coltivare su più livelli, occupando pochissimo suolo e sostituendo la luce solare con quella artficiale.
La luce al LED permette di dare uno spettro di emissione realizzato su misura per la pianta, con un significativo risparmio energetico e con un raggiungimento istantaneo della massima luminosità a una bassa emissione di calore radiante. Questi aspetti sono molto interessanti ed erano inconcepibili con le vecchie lampade HPS e HID.
Questa nuova tecnologia applicata in campo agricolo è innovativa e delinea così soluzioni future che trasformeranno radicalmente l’agricoltura, avvicinandola sempre di più all’industria.
Considerare l’apporto di luce solare naturale non più prioritario, implica la possibilità di rivedere l’involucro della serra e utilizzare così materiali opachi, molto efficienti sotto il punto di vista della coibentazione.

DESCRIZIONE INNOVAZIONE

Nello specifico l’idea di progetto è stata quella di costruire una cella climatica di 18 metri di lunghezza per 8 metri di larghezza, con un’altezza di 3,6 metri. La cella occupa una porzione di superficie della serra al fine di proteggerla dagli eventi atmosferici e facilitare il riscaldamento durante i mesi invernali. La cella climatica ha la funzione di creare un volume completamente stagno, facile da riscaldare e da raffreddare.
Tramite appositi impianti, viene garantita una temperatura costante tra i 24 e i 28 gradi, l’umidità relativa viene mantenuta intorno al 50/65%, in modo da non favorire lo sviluppo del fungo Peronospora Belbahrii, un grave problema per le coltivazioni di basilico.
La cella climatica ha soffitti e pareti realizzati con pannelli sandwich prefabbricati di uno spessore di 10 cm, rifiniti completamente in lamiera d’acciaio micro nervata zincata e pre-verniciata, con opportune nervature atte a garantire una buona autoportanza del pannello; la coibentazione è realizzata da un’anima interna in poliuretano espanso. Sono stati installati un impianto frigorifero, di deumidificazione, di destratificazione e di ricambio dell’aria, che viene prelevata dall’esterno per apportare Co2 essenziale per la crescita.
All’interno della cella sono poste delle scaffalature fisse su quattro livelli che ospitano al loro interno dei pianali di coltivazione in alluminio coestruso (sistema idroponico ebb and flood) che permette una lunghissima durata del bancale, igiene e pulizia, oltre che bassissima manutenzione e facilità nel montaggio.
Ogni pianale è equipaggiato da valvole per creare l’effetto flusso-riflusso in maniera verticale. La fertirrigazione è gestita tramite un impianto di miscelazione già esistente che è raccordato ai bancali.
La coltivazione in vertical farm viene completamente gestita, a livello di luce, da un impianto a LED a diodi in fila di colorazione prevalente a fotoni rossi, blu.
Ogni fila d’illuminazione è posta sotto la base del bancale in modo da illuminare con un cono uniforme la coltivazione del piano sottostante e garantendo il giusto spettro luminoso alla pianta in maniera bilanciata, in base alla sua crescita durante il ciclo.
Il tutto è gestito tramite un quadro elettrico di controllo.
Lo sviluppo di superficie coltivabile è di circa 280 mq, pari alla stessa superficie di bancali flusso e riflusso presenti attualmente nell’azienda, ma disposti in modo da occupare un terzo della superficie e in particolar modo con una produttività tripla rispetto al metodo tradizionale.

Bio Extra Solum sceglie VEGANOK!

L’Azienda Agricola Bio Extra Solum ha scelto lo Standard VEGANOK per la sua produzione di basilico destinato alla grande distribuzione.

Vi state chiedendo perché identificare con lo Standard VEGANOK un prodotto che sembra già avere intrinseche le caratteristiche di un prodotto 100% vegetale? Bene! Abbiamo la risposta. 

Le cere e gli agenti di rivestimento su frutta e verdura possono essere di derivazione animalecosì come i componenti del packaging, per scoprire tutte le caratteristiche che un prodotto deve avere per essere VEGANOK vai al disciplinare, un documento pubblico a cui tutti possono accedere per conoscere nel dettaglio le condizioni per cui un’azienda può usare il marchio VEGANOK.

L’Azienda Agricola Bio Extra Solum nasce nel 2011 dall’esperienza dell’imprenditore agricolo Gariglio Francesco, da quaranta anni attivo nel settore ortofrutticolo e vivaistico e si sviluppa grazie alle competenze di suo figlio, Arch. Vittorio Gariglio insediato con la misura 112.
Le linee guida sono quelle dettate dal PSR 2007-2013 di cui l’azienda ha ricevuto le sovvenzioni e ha potuto così strutturarsi secondo concetti all’avanguardia.
Oggi, grazie al lavoro di squadra a livello famigliare, sono stati raggiunti importanti obiettivi dal punto di vista di qualità del prodotto e della sua commercializzazione.

Come azienda ha deciso di specializzarci principalmente nella coltivazione del basilico in vaso e in mazzetto, rifornendo i mercati generali di Torino (CAAT) alcune catene di supermercati tra cui MERCATO’ e commercianti.

Lavora con impegno tutti i giorni per dare al consumatore finale un prodotto sempre di qualità.

Il basilico di Bio Extra Solum è BIOLOGICO (codice operatore EN91) controllato e certificato da CCPB s.r.l. ( IT BIO 009) organismo di controllo certificato dal MIPAAF. L’azienda utilizza substrati, concimazioni e trattamenti totalmente organici consentiti in agricoltura biologica. Particolare attenzione viene anche data all’utilizzo di concimi organici di origine VEGETALE.
Le materie prime utilizzate sono prive di sostanze di origine animale, è un un’attenzione ulteriore nei confronti dei nostri consumatori che ricercano un prodotto fatto secondo un etica rispettosa dell’ambiente e degli animali.
Il basilico di Bio Extra Solum e tutti gli imballaggi utilizzati sono VEGANOK (codice azienda n.1009)
L’energia consumata nell’azienda deriva da fonti rinnovabili, grazie ad un impianto fotovoltaico di 20kw in autoconsumo e all’acquisto di energia certificata 100% rinnovabile. Si è voluto investire molto sul risparmio energetico per avere una produzione continua durante tutto l’anno contenendo i costi e rispettando l’ambiente.

La serra è stata progettata per ridurre al massimo la dispersione del calore. Tamponature laterali in policarbonato, copertura di colmo con doppio telo gonfiato. Al fine di ridurre ulteriormente le dispersioni sono stati installati anche teli coibentanti la cui apertura e chiusura è automatizzata in base all’apporto d’irradiazione solare che colpisce la serra.
Il controllo climatico computerizzato permette di gestire il clima all’interno della serra per dare alla pianta le condizioni ottimali di calore e umidità, gestendo le aperture di colmo e i ventilatori di destratificazione dell’aria.
Il riscaldamento è effettuato grazie a bruciatori di aria calda alimentati a pellet.

La nutrizione delle piante avviene tramite un impianto di irrigazione computerizzato. I vasi con tappetini di sub irrigazione e usiamo bancali flusso/riflusso per i mazzetti che dimorano in alveoli studiati ad hoc.
Il fine è quello di ridurre al massimo il consumo di acqua e concimi, dando alla pianta solo quello di cui ha realmente bisogno in base alle condizioni climatiche stagionali.

Nel 2018, grazie ai contributi della Regione Piemonte con il PSR 2014-2020 misura 4.1.1, l’azienda ha potuto realizzare un progetto che anticipa il futuro. La realizzazione di un impianto di Vertical Farming unico in Italia.

L’idea di progettare e realizzare un impianto di questo tipo ha fatto della Bio Extra Solum una tra le aziende più innovative in Italia e l’ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) nell’ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale coordinata dal MiPAAF ha pubblicato il lavoro di Bio Extra Solum con l’intento di divulgare le innovazioni e le buone pratiche aziendali in tema di innovazione. Sicuramente un grande motivo di orgoglio per la proprietà, che si dichiara convinta che l’innovazione in agricoltura sia la strada giusta da seguire, con una forte attenzione alla sostenibilità dei nostri prodotti e alla tutela dei consumatori.

Passione, innovazione, tecnologia ecco cosa c’è dietro la pianta di basilico di Bio Extra Solum che vi porterete a casa!

 

 

 

Tratto da: https://www.promiseland.it/bio-extra-solum-sceglie-veganok/

Vertical Farming with Horticultural Led Lightning helps Italian Basil Farmer

Vertical Farming with Horticultural LED lighting helps Italian Basil farmer to triple the yield per qm and shortens time to harvest

The delicious smell of fresh basil greets visitors of the farm Bio Extra Solum in Moncalieri near Turin (Italy). In the midst of the sea of green basil a pink glow catches the visitors’ attention. In cooperation with Ambra Elettronica and with Oslon SSL LEDs by OSRAM Opto Semiconductors as the key component of the horticulture lighting system AMBRALIGHT, the basil producer has established the first functional vertical farming plant in Italy. The hydroponic plant does not only triple the yield per square meter, but also more than doubles the speed to harvest while ensuring a consistently high basil quality.

 

Tratto da: https://www.osram.com/os/news-and-events/success-stories/vertical-farming-with-horticultural-led-lighting-helps-italian-basil-farmer-to-triple-the-yield-per-qm-and-shortens-time-to-harvest.jsp

Basilico in vertical farm? Si può fare

Tratto da: https://agronotizie.imagelinenetwork.com/vivaismo-e-sementi/2018/10/01/basilico-in-vertical-farm-si-puo-fare/60149

 

Bio Extra Solum è una azienda agricola piemontese che ha applicato con successo le tecnologie del vertical farming per la produzione di basilico

 

L’innovazione sposa la tradizione nell’azienda agricola piemontese Bio Extra Solum, dove Vittorio Gariglio coltiva con successo il basilico, pianta simbolo del made in Italy, grazie ad un impianto di vertical farming. All’interno di una struttura chiusa, infatti, le piante crescono grazie alla luce proveniente da lampade a led e affondano le radici in un substrato di torba bagnato periodicamente con una soluzione nutritiva appositamente studiata.

“Nell’azienda di famiglia, a Moncalieri, produciamo basilico in serra da anni. Ho unito l’esperienza di mio padre con l’innovazione tecnologia e grazie alla misura 4.1.1. del Psr Piemonte 2014-2020 ho potuto costruire una vertical farm, che consente di produrre basilico tutto l’anno in maniera più efficiente”, spiega ad AgroNotizie Vittorio, titolare dell’azienda agricola Bio Extra Solum.

Lei è architetto, come mai la scelta di costruire una vertical farm?
“Sicuramente pesa la voglia di continuare l’attività dell’azienda familiare e devo dire che i miei studi di architettura sono stati fondamentali per progettare l’impianto e abbattere i costi di costruzione, riducendoli all’osso”.

Come è strutturata la vostra vertical farm?
“Abbiamo un banco di fertirrigazione che serve delle vasche flusso e riflusso disposte su quattro livelli. Ogni vasca è sormontata da luci a led studiate per offrire uno spettro di luce ideale per il basilico. In tutto abbiamo una superficie di 300 metri quadri”.

 

Il vertical farming sta vivendo un momento di forte sviluppo in tutto il mondo, ma è ancora pionieristico. Come ha imparato a costruire e gestire un impianto?
“Ho speso molto del mio tempo a leggere e a documentarmi su quelli che sono gli aspetti fondamentali dell’utilizzo delle lampade a led e le loro applicazioni in campo agronomico, in un successivo momento ho fatto delle prove, utilizzando un prototipo in scala ridotta auto costruito. Ho tarato prima di tutto l’illuminazione, fondamentale per far crescere le piante in maniera sana, veloce e con il giusto profilo organolettico. E nella gestione agronomica ho messo assieme l’esperienza di famiglia con quella fatta nella vertical farm”.

Ci può fare un esempio?
“Gli agricoltori sono esperti nel razionalizzare le risorse e ridurre al minimo gli sprechi. Le piante sono la cartina tornasole per eccellenza per capire se un impianto di vertical farming sta funzionando bene e grazie all’esperienza e a due anni di prove ho ridotto al minimo tutti gli input produttivi, come l’illuminazione, la climatizzazione, l’irrigazione al fine di essere competitivo rispetto a quelli che sono i prezzi di mercato a cui comunque bisogna confrontarsi”.

A chi vendete?
“Principalmente alla grande distribuzione e ai mercati generali di Torino, che hanno accolto con entusiasmo la possibilità di avere una produzione continua e di eccellenza durante tutto l’anno senza interruzioni. Il basilico coltivato in vertical farm ha le stesse caratteristiche organolettiche di quello prodotto in serra, peculiarità che consente di ottenere un prodotto di qualità, particolarmente migliore nel periodo invernale”.

Voi completate l’intero ciclo del basilico nella vertical farm?
“No, abbiamo una gestione molto flessibile della produzione. Ovviamente d’inverno, quando la luce è poca e le temperature sono basse, la vertical farm è più intensamente sfruttata e in un mese il basilico è pronto per la raccolta. D’estate invece si utilizza di più la serra”.

 

Alcuni produttori d’insalate in vertical farm affermano che il consumo di acqua e di fitofarmaci è molto ridotto se non assente. E’ davvero così?
“Il consumo di acqua è effettivamente molto più basso rispetto al pieno campo o sotto serra. Per quanto riguarda gli agrofarmaci c’è sicuramente una riduzione nel loro uso, ma sono comunque importanti. Parlando di basilico la Peronospora belbahrii è un incubo che si presenta anche in vertical farm, ma grazie al controllo della nutrizione e del clima possiamo contrastarne lo sviluppo”.Veniamo ai consumi energetici, il vero tallone di Achille delle vertical farm. Come avete fatto a contenere i costi?
“Come detto prima utilizziamo gli impianti di condizionamento solo quando strettamente necessario e abbiamo un impianto fotovoltaico che dà un buon supporto e verrà implementato a breve. Inoltre, come precedentemente spiegato, spostiamo la produzione dentro e fuori dal vertical farm in base alla stagione al fine di utilizzare in modo congruo la luce solare.

© AgroNotizie – riproduzione riservata

Fonte: Agronotizie

Autore: Tommaso Cinquemani

Vertical Farming: agricoltura sostenibile a Torino

Tratto da: https://verticalife.it/it/blog/vertical-farming-agricoltura-sostenibile-a-torino

Turismo sostenibile, sviluppo sostenibile, conservazione e cura del pianeta Terra, prodotti biologici, Km 0, emissioni 0, reduce reduce recycle… al giorno d’oggi è sempre più semplice “saziarsi” di tante parole, idee e progetti in grado di creare un futuro migliore, con la promessa e il desiderio di salvare l’essere umano da se stesso, di un mondo e una vita più sana.
Nonostante tutto però è ancora difficile sentirsi parte attiva del cambiamento, soprattutto se si vive in città, con spazi ristretti, giornate frenetiche e quantità esagerate di stress da somatizzare… ed è proprio qui che la vertical-ità entra in gioco.
Tra i tanti appassionati e amici del Verticalife c’è Vittorio: se c’è qualcuno che vede tutto in questa prospettiva forse è proprio lui, freerider, surfista, agricoltore/architetto appassionato di tecnologie all’avanguardia applicate alla produzione, di cosa?
Una nuova agricoltura sostenibile km 0 per le città. Progettare verso l’alto per ridurre il consumo di suolo e di acqua, senza l’utilizzo di pesticidi. Tutto questo in luoghi dove prima non era possibile. Vertical Farming, l’agricoltura si rinnova grazie alla luce led!